Botto di fine anno

Renzi si studi un po’ di storia della Costituente

Nella tradizionale conferenza stampa di fine anno un inatteso Matteo Renzi ha ammesso di poter aver commesso molti errori, come, del resto, chiunque di noi. A compensare tale atto di umiltà, il premier ha chiesto di riconoscergli almeno di aver incardinato il 90 per cento del suo programma di riforme, in pratica tutte quelle proposte, tranne la riforma della scuola sebbene di grandissima importanza. Magari non abbiamo capito perché nel job acts non ci si occupi di statali, ma non ha importanza: volentieri riconosciamo a Renzi quanto chiede, non si mette in dubbio la sua onestà intellettuale e la sua coerenza. Il nostro problema è solo un altro ovvero, se le riforme intraprese servono a fronteggiare la crisi del paese o meno. Su questo Renzi non ha detto nulla e nulla può dire perché la situazione dell’Italia l’avremo dal giudizio di Bruxelles a marzo sulla legge di Stabilità. E una volta che Bruxelles avrà espresso quel giudizio vedremo come il governo sentirà di dover reagire, fino a quel momento possiamo anche credere di essere come la Germania e di misurarci con quel sistema, dopo quel momento, potremmo trovarci più simili alla Grecia. Di certo vi è solo che i famosi 80 euro non sono stati utili alla ripresa, ma unicamente ad un riequilibrio sociale, questo il punto di vista del governo che indicava un’etica politica e non una politica economica. Per quest’ultima si ritiene che vi sia ancora tempo e quindi speriamo, non gufiamo, che Renzi abbia ragione ed i cicli dell'economia lo aiutino a riportarci in carreggiata perchè vi sono obiettivi per ora e non misure prese. Quanto alla riforma della Costituzione, che pure non è uno scherzo, Renzi ha dedicato poche battute ma significative. Ad esempio ha detto che il monocameralismo completa il desiderio stesso dei costituenti. Siamo strabiliati, perché essendo stata convocata nel 1947 un’Assemblea costituente, il presidente Umberto Terracini invitò il vice presidente Giovanni Conti a fare la sua relazione sul tema del potere legislativo e su questa relazione che passò a ampia maggioranza l’Assemblea si risolse per il bicameralismo, quale sistema più adatto ad assicurare quelle funzioni di controllo politico, specialmente di quelle relative alla gestione finanziaria ed alle relazioni internazionali, che costituiscono l’alto compito del Parlamento. I pareri difformi, forse La Pira, furono la minoranza e comunque tutti i costituenti repubblicani si espressero convintamente a favore del sistema bicamerale. A distanza di settanta anni, possono prevalere altri orientamenti, senza per questo dover riscrivere la storia della Costituente. Renzi abbia la compiacenza di studiare meglio le cose di cui parla. Anche perché lui non ha convocato una Costituente per cambiare la costituzione, ma ha fatto un accordo semi segreto in una sede di partito con una sola forza politica ed imposto al Parlamento di sostenerlo sotto la minaccia di scioglimento. A volte verrebbe da credere che per la democrazia repubblicana sia meglio il voto anticipato ed il rischio Grecia, che l’intesa riformatrice tra Renzi e Berlusconi.

Roma, 30 dicembre 2014